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Editoriale

Anche Obama e Francesco spingono i lupi

Cari amici, caro mister,
l’As Avellino ha un alleato importante, il più importante si possa immaginare. Lo documenta questa foto scattata nella sala del Bronzino, al Quirinale, durante l’incontro delle delegazioni allargate Italia-Usa. «Mister Obama è a conoscenza delle ruberie arbitrali di cui è vittima l’As Avellino?», gli ho chiesto. Se vedete la faccia di Giorgio Napolitano è perplessa: «Dottor Picariello, ma l’argomento non figura nell’agenda bilaterale!», mi ha fatto notare. Ma il presidente Usa, forse informato dalla folta rappresentanza irpina negli States, si è mostrato al corrente della delicatezza del problema, e con un sorriso che induce a ben sperare ha assicurato il suo interessamento. Anzi qualcuno deve anche avergli detto del nostro referendum per la scritta da apporre sulla sciarpa dei romani: «Daje lupo, daje!», mi ha detto porgendo l’incoraggiamento ufficiale della Casa Bianca.

Obama e Giorgio Napolitano

Siamo coperti insomma, col Cittadella si volta pagina, niente altri Chiffi, Manganiello o La Penna, con le giacche gialle (che di nero ormai hanno solo la coscienza sporca) abbiamo già dato. In particolare, se individueremo il recapito dell’ultimo malfattore, il nostro conterraneo della Capitale Federico La Penna (che ha decretato a Carpi un rigore inventato, l’espulsione e la conseguente squalifica di Mariano Arini, che salterà anche la partita col Cittadella) ve ne renderemo edotti, e noi stessi una citofonatina gliela faremo.
Ma una più grossa l’ha combinata, a Roma, Lorenzo Cirino, presidente del club Allupati di Serino. Portatosi nella Capitale con grande devozione e senza secondi fini, mi assicura, una volta in piazza San Pietro proprio non ha resistito di far arrivare sull’auto del Santo Padre, che avrebbe apprezzato, la sciarpa bianco verde dell’Avellino. E per fortuna Cirino aveva dietro una sciarpa più adatta alla circostanza di quella un po’ troppo allusiva del club di Serino.
Con i buoni auspici di Obama e del Papa, andiamoci quindi a prendere questi tre punti con il Cittadella (non sarà facile) ed evitiamo di fare danno su danno, restando stretti sul pezzo, come raccomanda sempre il mister. E, a proposito del mister, domenica dopo la sofferenza in curva, a Carpi ci siamo fiondati a fine partita nello spogliatoio. Sfruttando la scia dell’intraprendente Marco Pizza (si vede tutta la sua spigliatezza maturata nella partecipazione col papà al reality Pechino Express) che si è spacciato per parente di un giocatore, ci siamo ritrovarti negli spogliatoi del “Cabassi” senza neanche bisogno di dover io esibire il tesserino marrone da giornalista. Prima di andare a salutare papà Vincenzo Angiulli, per complimentarsi con lui della bella gara e dell’assist ad Arini del figlio Fez, abbiamo incrociato lo sguardo cupo del mister del Carpi Giuseppe Pillon che andando via trafelato fra sé e sé stava certamente pensando: «Ma se non vinco con un rigore e un’espulsione regalata, quando vinco?». All’uscita degli spogliatoi sono riuscito anche a far parlare direttamente il coautore Antonello Candelmo (che mi aveva segnalato da casa il fallo su Angiulli in occasione del pareggio) con il diretto interessato al telefono che gli ha confermato la cosa.

Vincenzo Angiulli e Angelo Picariello

Mentre aveva l’aria raggiante il nostro allenatore che abbiamo calorosamente salutato nell’occasione. «Vinciamo questa e poi ci divertiamo, faremo la mina vagante», dice il mister. E come dargli torto. Fra le sue scelte indovinate, martedì, lo schieramento fra i pali di Andrea Seculin, autore di una prestazione strepitosa che ha salvato il pareggio. Si dà il caso, però, che io sia amico e stimi profondamente Pietro Terracciano, escluso a sorpresa, un ragazzo con la maturità di un quarantenne e lo spirito di un ventenne per il quale io auspico e pronostico un grande futuro. Si tratta, fra l’altro, di un socio onorario del nostro club di Roma, ho sentito quindi il dovere di chiamarlo per sapere come stava. Sta bene, il nostro Pietro, state tranquilli. Certo, si fa una gran fatica a non giocare, mi ha confessato, certo non se l’aspettava di restare fuori, ma – e mi autorizza a rivelare gli aspetti non privati della nostra lunga chiacchierata – lui è felice che Andrea abbia parato così bene e per quanto lo riguarda replica nel modo con cui è abituato, continuando ad allenarsi con serietà. I nostri tre portieri, a dire il vero, agli ordini del preparatore Gabriele Dei, sono un grande gruppo nel gruppo. Ho sentito Terracciano elogiare e discolpare Seculin, in occasione della sfortunata prova di Crotone, che Terracciano ha seguito con noi nel pub a Roma. E questa chiacchierata, giovedì, con il nostro portiere di San Felice a Cancello mi conferma nella convinzione che sono tutti a remare nella stessa direzione per la nostra squadra. Averne, di gente così. Un gruppo fantastico, questo. Conoscendoli meglio ad uno posso dire che fanno persino tenerezza. Non sono i milionari di un tempo. Fanno una vita ritirata a differenza di tanti coetanei, senza riuscire a mettere da parte chissà quale cifra, e si ritrovano dopo pochi anni a essere già ingombranti, magari a trepidare per un prolungamento di contratto come capita al nostro capitano Millesi, autore di una prova generosissima a Carpi, arretrato sulla linea dei difensori come quarto sulla sinistra. Ciccio è persona orgogliosa e taciturna, non lo fa capire, ma credo che soffra molto per questa incertezza sul futuro che non merita e speriamo si risolva presto.
Abbiamo detto di Seculin, tuttavia a nostro avviso non è stato lui il migliore in campo, quanto il dodicesimo uomo (undicesimo in questo caso), ossia il pubblico bianco verde della Curva Est del Cabassi che non ha smesso per un istante di incoraggiare la squadra in difficoltà, senza farsi trasportare, sull’onda del torto arbitrale (presto confermato da casa da chi seguiva l’incontro davanti alla tv) verso lo scoraggiamento, né verso la protesta contro l’arbitro o il pubblico di casa che pure poteva comprensibilmente scattare. La squadra da sola non avrebbe mai potuto farcela, la sensazione di poter capitolare da un momento all’altro si è avuta spesso nel secondo tempo e ogni volta è salito dalla curva ospite quel «non mollate perché…» che restituiva ai nostri la forza quando le gambe e il cervello sembrano non fornirne più. Dal nostro punto di vista si tratta della più bella prestazione del nostro pubblico quest’anno è questa diventa la più grande garanzia per un futuro, che potrà essere roseo. Solo che – purtroppo – la sorte avversa unita alle malefatte arbitrali ci mettono nella difficile condizione, con il forte e imprevedibile Cittadella, di dover lottare per un solo risultato, senza peraltro poter contare sulla formazione tipo.
Sulla panchina dell’Avellino ritorna Maurizio Peccarisi, anche lui transitato per Roma e ristabilito. Ho chiesto a Terracciano se ha niente in contrario che diamo la tessera onoraria anche all’esperto difensore centrale, e Pietro mi ha risposto che per quanto lo riguarda Maurizio può fare anche il presidente. Riferita la cosa a Peccarisi lui mi ha risposto che non mi farebbe mai questo sgarro, essendo io – dicono –il presidente dell’Avellino Club Roma, e ci abbiamo riso su.
Ma all’ultimo momento ecco che si profila un altro inatteso e commovente ritorno in panchina, di un caro amico e di un grande professionista al servizio dei lupi, come Paolo Pagliuca, alle prese con una partita difficile che tutti conosciamo. In un messaggio su Facebook ha preso tutti di sorpresa, Paolo. Ha detto che il ricovero per il nuovo ciclo di terapie è provvidenzialmente slittato di un giorno e coaì avrà modo di essere di nuovo al suo posto sulla panca. Più che portare bene speriamo che sia una grande vittoria dei lupi a portare bene a lui nella sua avventura, dandogli quella forza che da solo non avrebbe avuto, come ha scritto in una bellissima lettera a “Ultrà Avellino” il caro Paolo. Ma che bella famiglia, che bella avventura questo Avellino, mister! Mi fate davvero commuovere. E tutto contribuisce a pensare che siamo pronti, squadra, mister, società, pubblico, anche noi giornalisti tutto sommato, a una grande pagina da scrivere insieme, se solo la maledetta sfortuna e l’accanimento della classe arbitrale molleranno un po’ la presa.

Paolo Pagliuca e Angelo Picariello
Anche questa settimana, concludendo, la formazione è un rebus, specie a centrocampo. Il ritorno di Armando Izzo potrebbe portare il mister a tornare a tre dietro, due più uno avanti e quattro in mezzo. In dubbio Davide Zappacosta, per i postumi di una bronchite che gli ha impedito di allenarsi bene, e dire che ne aveva molto bisogno il Pendolino di Sora reduce dal lungo infortunio. Se Zappa gioca, come pare, i dubbi restano due, ma noi optiamo per Millesi e Schiavon (fresco padre) con Bittante e Angiulli che partono dalla panchina. Potrebbe quindi essere: SECULIN, IZZO, FABBRO, PISACANE, ZAPPACOSTA, D’ANGELO, SCHIAVON, MILLESI, CIANO, CASTALDO, GALABINOV.
Nel ricordo della splendida impresa dell’andata, di quel goal di Galabinov sotto la nostra curva che scosse la rete zuppa d’acqua (ricordi Barone Ferdinando, vichingo di Latina, che eri con me?) conquistiamo questa benedetta vittoria, e nulla ci sarà precluso nelle 10 battaglie che resteranno.

Angelo Picariello a Cittadella

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