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Editoriale

Pietro-saracinesca a tifare per circo Togni

Cari amici,
giovedì sera alle 18.59 mi è arrivato un messaggio che che ha suscitato in me reazioni contrastanti: “Ciao Angelo, volevo avvisarti che probabilmente sabato sarò ancora dei vostri, dovrò rimanere ancora un po’ purtroppo a Roma”. Oddio, un messaggio di Pietro Terracciano che ti dice “ci vediamo” ti mette sempre allegria, ma quanta ne avrei provato in più se il nostro “portiere-saracinesca” mi avesse scritto un messaggio del genere: “Scusa Angelo, sabato purtroppo non ci sarò al pub con l’Avellino Club Roma, ma potrete vedermi dentro al teleschermo”.
Tuttavia il regalo che mi e ci fa il portierone di San Felice a Cancello è grandissimo, a venire ancora una volta da noi e a onoraci della sua amicizia dopo aver accettato la nostra tessera onoraria.

Terracciano all'Avellino Club Roma

Sono fra quelli che apprezzano in maniera smodata le sue doti in porta, mi stupisce di lui la lucidità nel leggere le situazioni: quando andare di precisione e quando andare o la va o la spacca, quando andare per bloccare e quando con i pugni o quando opporre i piedi per tenersi la doppia opzione in caso di cross, come fece a Pescara, in una parata – per fronteggiare un’incursione pericolosissima dalla sua destra – da molti giudicata un po’ arrangiata e che io invece giudicai ancora una volta perfetta nella lettura della situazione.

Ma ora che, praticamente, abbiamo fatto in tempo a diventare amici al di là dell’aspetto tecnico ho potuto apprezzare l’uomo, la sua lealtà e maturità a dispetto degli appena 23 anni. Qualcuno, davanti a lui, imprecava contro Seculin ai goal subiti a Crotone e più d’uno ha ancora dei dubbi sul primo e sul terzo. Ma lui, con me, ha speso parole importanti su di lui che mi va di divulgare. «Andrea non ha colpe, è un mio caro amico», mi ha confidato. «Sta facendo benissimo», ha anche aggiunto. Io gli ho risposto che la grande sfortuna di Seculin, essendo un uomo, è di aver preso il posto di uno che ci aveva abituato a fare Mandrake, e questo è quel che penso.
Come che sia è un’altra la cosa che mi va di dire: come è infinitamente al di sopra delle maldicenze che ho ascoltato in questi giorni, Pietro Terracciano! Non solo hanno provato a metterlo contro Seculin, hanno persino messo in giro la balla sesquipedale dell’infortunio finto. Non mi va di indugiare oltre su questo, ma quando diciamo che gli atleti si debbono dimostrare degni di indossare questa maglia a volte mi pare vero il contrario, mi pare che siamo noi a non apparire all’altezza di questi uomini veri, puliti e lineari che mostrano di essersi innamorati di questa maglia. Ma ci pensate, Terracciano che va a cercare su Internet dove sono i lupi della Capitale e ne fa un appuntamento fisso, capite che significa?
Capita di innamorarsi dei lupi pur non essendo nati in Irpinia. Al club, a Roma, questa settimana è avvenuta una cosa divertente che vorrei raccontarvi. Fernando Del Bove, nostro amico naturalizzato romano ma con origini colombiane, è un grande ammalato dei lupi. Solo che vive questa passione con l’unico dialetto che frequenta: “Daje lupo daje!” scrive sempre su Facebook, e quando abbiamo deciso di andare a fare le sciarpe Avellino Club Roma si è impuntato e da tremendo rompiscatole quale è ha iniziato a teorizzare che questa fosse proprio questa la frase giusta da mettere. Ma il dramma è che ha trovato alcuni che gli sono andati dietro, fra cui il sottoscritto, e l’idea ha preso piede.

Rastelli Daje Lupo

Allora sono andate in ballottaggio due frasi “Da sempre…Per sempre” e “Daje lupo daje”. Ne è scaturita una vera e propria campagna elettorale, c’è chi si è inventato il fumetto di Rastelli che parla in romanesco, e alla fine – incredibile – ha vinto Fernando, che ora ha detto che se ne compra quattro di sciarpe. Una pazzia? Chissà, di certo un’idea originale, noi lupi della capitale in questo modo rendiamo omaggio alla città eterna che ci ospita.

Eppoi, c’è un altro fatto: alla maggior parte di noi una o l’altra andava bene lo stesso, mentre Fernando se non l’avessimo assecondato ci sarebbe rimasto malissimo. Ma come, pensava, io accetto la vostra terra come fosse la mia, e voi schifate la città che vi ospita? E come dargli torto! Eppoi, vi dico come la penso io: la vera democrazia è quella che non lascia indietro nessuno, è quella in cui anche uno, uno solo, può convincere tutti gli altri, non quella che vediamo in televisione tutti i giorni, tutti contro tutti e chi vince (che poi non si riesce mai a capire) che butta fango su chi perde.
Dunque, raccontato questo perché possiate accettare con benevolenza la prossima comparsa nel panorama del nostro tifo una sciarpa con un dialetto che non è il nostro ma è comunque di tutti (Roma caput mundi) veniamo alla sfida di oggi. Ci avvaliamo da questo numero della consulenza di Ferdinando Barone da Latina, (‘o barone nome di battaglia). Chi va in giro appresso all’Avellino lo conosce.

Claudio Gavillucci

Con la sua rubrica “La baronata” ci aiuterà da oggi in poi a conoscere l’avversaria di turno. Barone, paesano dell’arbitro di oggi (Gavillucci di Latina) che lui asserisce anche di conoscere, è davvero un grande, la metà del suo cartellino costa migliaia di euro. C’è una foto epica che lo ritrae unico e solo con sciarpa bianco verde nella curva del Latina, tre anni fa. Perché bisogna affinare i nostri mezzi, come Rastrellata, sabato scorso dopo 5 formazioni indovinate consecutive abbiamo sbagliato un undicesimo. Con un po’ di presunzione però (anzi con tanta presunzione a dire il vero e il mister ci perdonerà) forse per una volta siamo stati più Rastelliani di Rastelli e i fatti hanno dimostrato che di Bittante (unico errore) c’era bisogno sulla sinistra, sin dall’inizio. Ma ci fermiamo qua, il mister gode della nostra più grande stima, e l’assetto del secondo tempo ci rende fiduciosi per oggi. Gara difficile, ha ragione lui, ma alla portata di un Avellino che oggi, con tutta probabilità vedrà di nuovo Togni dal primo minuto (pronti d’Angelo o Massimo a subentragli se sarà in debito nel secondo tempo)e recupera Schiavon, apparso di recente al meglio della condizione.
La formazione dovrebbe essere questa: SECULIN, IZZO, PECCARISI, PISACANE; ZAPPACOSTA, ARINI, TOGNI, SCHIAVON, MILLESI, CASTALDO, GALABINOV.
Mi tuffo così nella bolgia del Legend Pub a Roma, con noi oltre a saracinesca Terracciano verrà a farci visita da Avellino – udite udite – anche il “creatore di mostri”, come dice lui, Salvatore Marzullo, editore della mia precedente rubrica su Avellino fans. E speriamo che porti bene.

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