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Editoriale

Tre punti per andare su Scherzi a Parte

Cari amici,
in coincidenza della partita con la Reggina ho avuto più di una disavventura. Ero al lavoro a Roma e prima c’è stata la difficoltà ad approvvigionarmi di aggiornamenti sulla gara – ho provato a ovviare fra messaggi di amici su Facebook e Whatsapp e immagini smozzicate della diretta goal di Sky – poi in serata mi arriva una telefonata, che mi mette in agitazione. Mi chiama il Barone, Ferdinando Barone – Gesualdese di Latina, chi va in trasferta lo conosce bene – e mi racconta con toni drammatici di una disavventura. I nostri ragazzi dell’Avellino Club Roma in trasferta a Reggio erano – sarebbero – stati vittima di un’imboscata. Minacciati – mentre erano fermi a fare una foto ricordo, mi hanno raccontato – da tifosi della Reggina (ma fra loro c’era anche qualcuno della Salernitana… Quanta fantasia!) avevano dovuto restituire tutto (stendardo, steccato, sciarpe) e il nostro gruppo era quindi da considerarsi sciolto. Ora, pur considerando l’incolumità fisica dei ragazzi il bene primario ero entrato in comprensibile agitazione quando arriva la telefonata liberatoria di Michele Coppola: «Sei su scherzi a parte!»…. Vedi, mister, mi rivolgo a te, vedi che cosa si passa ad avere a che fare con questi “piscitielli e cannuccia”? (dicesi, spiega il vocabolario, di pesci piccoli in grado di abboccare anche a una piccola canna da pesca).

Antonio e Marco Pizza

Antonio e Marco Pizza, concorrenti di Pechino Express

Mi meraviglio di te, Michele, figlio di un grande tifoso come Armando Coppola, una persona seria, un trasfertaro come me di Settembre biancoverde, ai tempi d’oro. La cosa – come ricorda il coautore Antonello Candelmo – riporta alla mente un celebre episodio di cui fu vittima al tempo tal Silvio Lombardi che rientrò sul pullman privo di ogni simbolo biancoverde detenuto prima. Preso in giro da tutti provò a dare una spiegazione poco credibile («Aggio fatto o signore!») lasciando intendere che aveva restituito tutti i vessilli per scelta nobile e non perché sopraffatto dalla paura. L’improbabile spiegazione non gli risparmiò un coro di scherno di tutto il pullman, fu intonato persino un canto (Sivio Lombà, Silvio Lombà, t’hanno fottuto pure a scià…). E mi meraviglio di te, Barone, uomo simbolo del nostro club, eroe di tante battaglie, persona generosa e genuina che mai immaginavo potesse prestarsi a disegni così perversi. Scherzo, Barò, sei sempre nel mio cuore, ti hanno solo strumentalizzato.
Per non dire del cervinarese macina-chilometri Roberto Valente il quale sostiene che al momento dello scherzo aveva preso sonno… Perché ora, ad uno ad uno, prendono le distanze. Si scansa Coppola, si scansa Valente, si dice sobillato o’ Barone e il cerchio si stringe nel ruolo di ideatore intorno a Marco Pizza. Altro figlio d’arte. Antonello mi dice un gran bene del papà Nino Pizza, ingegnere. Gran personaggio Marco, un genietto fresco di laurea in economia e management alla Luiss. Insieme, papà e figlio, hanno partecipato in coppia al reality di Raidue “Pechino Express” nel quale hanno portato in giro per il mondo con onore una sciarpa dell’Avellino conservata nello zaino di Marco. Grande curriculum il suo, in cui non mancano buone performance televisive, ottimi risultati negli studi e grandi performance anche come tifoso, detentore fra l’altro di un personale steccato che porta in giro per l’Italia: ha esordito a Siena, ma se lo è portato anche a Brescia, nonostante la tesi incombente e i problemi per l’imbarco in aereo del cartello con relativi assi di sostegno.
Caro papà Pizza, oltre che con te, in diretta tv, l’ha fatta pure a me. Si vede che non ha un rapporto facile con la generazione che lo precede, Marco, e a lui voglio dedicare una canzone del 1973, dei Nomadi, l’anno della prima grande promozione dei lupi. Era la sigla finale del Rischiatutto. Faceva così: “Voglio ridere, quando piangerai…” E così dico pur’io. La prossima volta che mi chiamate, speriamo non sia mai, per qualche problema in trasferta io non vi darò ascolto che sarò impegnato. Così lo scherzo non riesce, e se non sarà uno scherzo, saranno fatti vostri.

Archiviata questa parentesi, c’è solo una morale da trarre: ci vogliamo bene e quando si è in giro si trepida l’uno per l’altro e mi hanno voluto far andare in paura, i fetenti. Il bel clima che c’è fra noi ha colpito anche il figlio primogenito del presidente, Fabio Massimo Taccone, ricercatore in Belgio che, di passaggio per Roma, aveva voluto vedere con noi la partita in tv al pub ed è rimasto in contatto con noi. Ci ha cercato anche ad Avellino, l’incontro è avvenuto a Santo Stefano davanti al Tribunale per la consegna della sciarpa. Ne ha fatto buon uso, stando alla foto che ha voluto postare su Facebook lui stesso, in cui è coinvolto anche il papà che un giorno, speriamo, vorrà venirci a trovare a Roma in questo mese di pausa.

Taccone Sciarpa Avellino Club Roma
Circa la partita con la Reggina io sono fra quelli del punto guadagnato. Per come si era messa va elogiata la capacità della squadra di mantenere i nervi saldi, di rimettere in piedi la gara, ed è mancato un nonnulla per portare a casa nonostante tutto l’intera posta, basti solo ricordare la grande parata sul colpo di testa di Castaldo e l’incredibile rigore negato che a tutti è apparso più netto di quello concesso.
Vedo due grandi messaggi dal secondo tempo di Reggio. La vena ritornata stellare di Davide Zappacosta, in grado da solo di fare la differenza, e il rientro in campo di Fez Angiulli, che ha contribuito a cambiare volto alla gara. Un caso emblematico di come l’unità del gruppo abbia tenuto, per come i compagni abbiano sempre incoraggiato il bravo centrocampista milanese, fin qui poco impiegato, per come lui non abbia mai smesso di impegnarsi e per come la sua stessa splendida famiglia – a cominciare dal papà Vincenzo – lo abbia sempre sostenuto.
Come contro il Trapani la mezza delusione per la mancata vittoria, che avremmo ampiamente meritato, potrà e dovrà essere lenita immediatamente da una vittoria, così i conti torneranno a posto. Gli scontri diretti fra Crotone e Palermo e Pescara ed Empoli ci offrono un’opportunità grande come una casa per andare al riposo di gennaio con una posizione di assoluto vertice. Così chiuderemmo il 2013 in una posizione che speriamo non arrivi nessuno a dirci che siamo su Scherzi a parte. Non sarà facile, il Padova di Mutti – con il quale i precedenti non giocano a favore nostro, ma poco importa – se la giocherà allo spasimo, ma viene da una gara non meno impegnativa di quella che abbiamo sostenuto noi, pareggiata solo verso la fine. Giochiamocela fino in fondo allora e gli auspici sono tutti positivi, rientrati nei ranghi anche Togni e Biancolino, il gruppo è compatto. Anche l’ingaggio del belga Ladrière, che non so giudicare dal punto di vista tecnico, nella sua lunga gestazione dice solo una cosa: che chiunque arriverà dovrà aggiungere e non togliere a questo splendido collettivo, si fa prima a far saltare gli equilibri che a rafforzare sul serio l’organico.
Per la formazione stavolta non sarà facile, ma tutto sommato pensiamo che il mister non se la sentirà ancora di rimettere in campo dal primo minuto i ritrovati Fabbro e Abero, e nel ballottaggio Galabinov-Soncin il bulgaro apparso un po’ appannato a Reggio potrebbe ancora essere favorito non foss’altro per come è stato decisivo su punizione e su rigore nelle ultime due gare, situazioni che potrebbero anche ripetersi. L’ottima forma di Bittante potrebbe vederlo preferito di nuovo a Millesi che potrebbe subentrare nella ripresa a lui o ad Angiulli, che dovrebbe partire per la prima volta dall’inizio per via della squalifica di D’Angelo, con Schiavon che potrebbe andare sul centrodestra.

Quindi, dovrebbe essere:
SECULIN, IZZO, PECCARISI, PISACANE, ZAPPACOSTA, SCHIAVON, ARINI, ANGIULLI, BITTANTE, CASTALDO, GALABINOV.

Infine, non so se sono in tempo, mi faccio latore presso la società di un appello del coautore Antonello Candelmo, in questo periodo di festività, a non dimenticare a chi soffre. Il nostro pensiero va agli amici beneventani come il caro Innocenzo Calzone che non hanno mai visto la B. Per una volta potremmo ideare l’iniziativa: porta un amico beneventano. Sarebbe un’opera buona. E scusate lo sfottò, nessuno se la prenda. Gli scherzi vanno e vengono, si prendono e si fanno.

Le altre “Rastrellate” di Angelo Picariello

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